Geograficamente, l’Ofanto è l’unico fiume della regione Puglia, di una lunghezza che oscilla, nei vari testi naturalistici o storici, tra gli oltre 200 chilometri e i 170 (quella ritenuta più attendibile).
Esso presenta, in effetti, alcune caratteristiche che lo accomunano un po’ al “biondo” Tevere: entrambi hanno una storia millenaria ed attraversano un bacino inter-regionale, che è riguarda tre regioni per l’Ofanto (Campania, Basilicata e Puglia) e cinque per la valle tiberina.
Possiamo poi definire entrambi come fiume invisibile, perché:
- Le istituzioni locali, regionali e gli organi competenti, ma anche la generalità dei cittadini abitanti nella valle sono alquanto indifferenti, se non assenti e non adeguatamente responsabili in merito alla tutela, alla valorizzazione ed in fondo all’amore per il fiume ed il suo habitat, comprendente il complesso sistema idrogeologico e la bio-diversità;
- il fiume è talmente invisibile che neanche gli ecologisti, per definizione e per attività, se ne sono mai occupati in modo palese ed efficace (fatte rare eccezioni).
L’ambientalismo nacque in Italia negli anni ’70 e possiamo affermare che, oltre a Italia Nostra, soltanto l’ASSTRAI, Associazione di protezione ambientale sorta nel 1976 sulle sponde del lago Trasimeno e promotrice del Consorzio Pro Ofanto nell’anno scorso, si prende cura di fiumi e laghi. Abbiamo invece un pullulare di associazioni che si prefiggono la difesa degli uccelli in via di estinzione, contro la vivisezione, per la promozione dell’arcipelago della Maddalena (contaminato, però, dalle radiazioni della base NATO) e addirittura per la tutela delle api!
Tale situazione di assenza/inerzia consente per entrambi i fiumi, Tiber e Aufidus, da un lato di sopravvivere tra inquinamento, degrado e cattivo uso/abuso delle acque e del territorio imbrifero; dall’altro di beneficiare delle provvidenze statali, previste dalle leggi nazionali e comunitarie, che vengono gestite con leggerezza – quanto meno – e senza vera pianificazione e programmazione al fine della salvaguardia dell’ambiente.
Annotazioni sulle differenze:
- i cittadini romani , per lo più automobilisti, attraversano il Tevere nel tratto urbano e secondariamente in quello extra-urbano, inconsapevolmente e distrattamente (ad eccezione dei canottieri), così da accorgersi della sua esistenza soltanto quando inizia a minacciare di esondare;
- similmente la gente ofantina dimentica, normalmente, il fiume, fonte di vita e di ricchezza della terra, mentre si avvedono che esso esiste quando allaga, con improvvisa veemenza, le campagne, producendo danni alle colture ed agli allevamenti.
La vita è come un corso d’acqua – ma raggiunge sempre il mare che compie tratti più o meno lunghi – dove s’incontra e si riunisce con tutti gli altri.